Mi riferiscono che la signora Garramòn persiste nel confermare alcune sue falsità per le quali sono stato in obbligo di querelarla per diffamazione: non è affatto vero che Josè Garramòn avesse il viso distrutto per l’incidente stradale subìto. Le fotografie dell’autopsia, tra l’altro pubbliche, mostrano il volto assolutamente intatto nei suoi lineamenti. Non è affatto vero che esiste una testimonianza di un presunto dottore che collocherebbe la morte del giovane durante il tragitto in ambulanza verso l’ospedale. Se così fosse esisterebbe un documento ufficiale di questo medico, registrato oltretutto presso gli atti del processo di Corte d’Assise. La redazione della trasmissione di Rai 3 è ben consapevole di quanto questa signora sia usa mentire, infatti si sono ben guardati dal mandare in onda un’altra sua falsa testimonianza che raccontava come io, nelle settimane precedenti l’investimento mi sarei presentato presso la sua abitazione all’Eur, occultato in abiti talari e spacciandomi per un sacerdote della parrocchia del quartiere. Ciò era chiaramente troppo, in quanto quest’ultima testimonianza andava a riprodurre l’altro racconto, altrettanto fasullo, della governante di casa Garramòn, la quale, in una trascorsa puntata della stessa trasmissione, riferiva come io mi fossi presentato, sempre trent’anni fa, presso la medesima abitazione spacciandomi per un fotografo. Faccio presente che quest’ultima dichiarazione della governante, tanto considerata vitale ed importante in quella puntata, non è più stata riproposta, perdendo misteriosamente la sua importanza. Sottolineo che tali presunti ricordi delle due donne non furono prodotti, come sarebbero dovuti essere trent’anni fa, durante l’istruttoria per l’investimento né tantomeno nel corso del processo dibattimentale dello stesso. E suggerisco a chiunque di recarsi nella pagina Facebook della signora, “Giustizia per Josè Garramòn”, laddove si può leggere una mia presunta e fasulla frase che la signora fa credere estratta dal mio memoriale: “Il perché lo dovevo uccidere nella pineta (parole di Marco Fassoni Accetti)”. Questa è la cattolica signora Garramòn, che attraverso la falsità dichiara di cercare la verità per suo figlio, e che un presunto servizio pubblico della Rai, è uso chiamare frequentemente come “testimone”.
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