Avevo ultimamente dichiarato che io ed Alessia Rosati, dopo la sua “scomparsa”, avvicinammo a bordo di uno scooter alcuni suoi amici, tra le sei e le sette persone. Nessuno tra familiari, inquirenti e giornalisti ha cercato la testimonianza di costoro. Sarebbe sufficiente la conferma di una sola persona per stabilire una tale rilevante verità, che per estensione permetterebbe di comprendere la natura dei casi Orlandi-Gregori. Eppure tutti si dicono desiderosi di chiarire, ma poi non riescono finanche ad ispezionare un semplice loculo, come quello della Skerl.
Nondimeno appartiene a tale schiera ignava, la trasmissione televisiva sugli scomparsi, il cui meccanismo è ormai acclarato: far credere io sia un semplice perverso nei confronti degli adolescenti. Infatti quando affrontarono il caso di Bruno Romano, insistettero sulla vicinanza (molto relativa) tra il luogo di scomparsa del ragazzino, ed il mio studio. Quando sono io a dichiarare che il portone di una mia abitazione del ‘94, si affacciava esattamente sullo slargo dove scomparve l’Alessia, non ne fanno alcuna menzione. In quanto la Rosati era una donna di ventuno anni, e ciò contrasterebbe con il loro assunto diffamatorio.
Per cui tra quanti sono in malafede e gli incapaci e incompetenti, privi di grinta e volontà, ben si comprende il trascinarsi immobile dei decenni trascorsi.