Punto 2 (indizi e prove)

Quando nel 2008 Sabrina Minardi riferisce di un episodio occorso tra l’83 e l’84 nella pineta di Castel Porziano, che vedrebbe il signor Enrico de Pedis condurvi una minorenne nomade, la signora menziona la stessa area laddove nel viale della Pineta di Castel Porziano investii il giovane Garramòn proprio sul declinare dell’83. La signora Minardi ha trasfigurato un reale episodio in cui ero presente, dove effettivamente, intorno all’autunno dell’83, retribuimmo il padre di un giovane nomade di circa 12 anni, in un campo nelle vicinanze della pineta in oggetto, con la motivazione di doverlo filmare all’interno di alcune esigenze cinematografiche. L’antefatto e la motivazione sono questi: nell’82, all’interno della strutturata materia concernente il Banco Ambrosiano, vi era un prelato, tale Mons. Giovanni Cheli, Nunzio Apostolico presso l’Osservatorio delle Nazioni Unite. Costui era stato nel Consiglio per gli Affari Pubblici della Chiesa negli anni ’70, in qualità di collaboratore dell’allora Mons. Casaroli, con il compito di trattare diplomaticamente con i paesi oltrecortina, tra i quali la Polonia. Questi, per dirla tranchant, era un ostacolo alla restituzione dei fondi che certi “imprenditori” della malavita romana avevano affidato al Banco Ambrosiano – Istituto Opere di Religione. E nel 1983 l’alto prelato aveva dei rapporti presso la Pontificia Commissione per la Pastorale dei Migranti, che tra l’altro si occupava dei diritti dei nomadi. Per esercitare pressioni su Mons. Cheli facemmo credere di aver filmato un ecclesiastico di sua conoscenza ed appartenente all’ufficio della suddetta commissione, sito in Trastevere presso piazza San Callisto. Il religioso, in defezione ai suoi compiti aveva in tempi pregressi profittato di un giovane nomade, ed in ultimo lo condusse nella pineta, laddove lo avrebbe soppresso in quanto il giovane ragazzo minacciava di riferire ai propri familiari dei comportamenti dell’ecclesiastico. Tutto ciò era fittizio ed anche inverosimile, ma sufficiente per creare uno scandalo nel far fluire certe voci ed insinuazioni (tenendo conto che correva l’Anno Santo della Redenzione 1983-84 e questo evento non andava certo turbato e al tempo rendeva gli altrui animi maggiormente suscettibili di condizionamento. Eguale modulo adottato tra l’altro anche per quanto concerne “l’uso” del finto sequestro della Orlandi e della Gregori). Per cui in quell’autunno dell’83 simulammo “un qualcosa” nella pineta, che la Minardi configura come un omicidio, trasfigurando anche il sesso e l’età del giovane nomade. Questo atteggiamento di rendere inverosimili i racconti da parte della Minardi, credo che appartenga alla stessa tecnica adottata anche dal signor Agca: raccontare parte della verità e al tempo stesso rendere la deposizione inverosimile, per cui inutilizzabile a fini giudiziari, in modo da non coinvolgere altre parti in causa. Quando la Minardi cita il nome del piccolo Nicitra come possibile vittima insieme alla Orlandi nell’83, compie un clamoroso “errore” di collocazione temporale, essendo questo minore stato soppresso nel ’93, ben 10 anni dopo. Tra l’altro il giovane Nicitra aveva l’età di 11 anni, e quasi pare che la Minardi lo coinvolga proprio per indicarne l’età, 11, come a rammentare sotto forma di codice l’età del reale minorenne nomade che fu da noi condotto in quella pineta, se non addirittura ricordando il giovane Garramòn, di 12 anni. Quando io, dopo l’investimento del 20 dicembre 1983, scesi dal furgone ed illuminai con una torcia il volto del ragazzo uruguyano ne ravvisai nei tratti la possibilità che questi fosse un giovane nomade, pensando conseguentemente che potesse trattarsi di una possibile vendetta per l’aver noi portato il giovane nomade di cui sopra nella stessa pineta, per le pressioni nei confronti di Mons. Cheli. Ma non si pensi che degli ecclesiastici possano compiere tali misfatti. Erano solo alcuni e pochi laici a loro contigui ad adoperasi in tal senso, per interessi finanziari od altro. E quasi sempre gli ecclesiastici in oggetto erano assolutamente estranei ed inconsapevoli di quanto accadeva in pro o contro di loro.

In ultimo, proprio conformemente a questo tipo di pressione, essendo noi a conoscenza nel 1996 della scomparsa di un altro giovane nomade della stessa età di 12 anni, simulammo che lo stesso ecclesiastico della suddetta Pontificia Commissione per i Migranti potesse ancora una volta esserne il responsabile. Oltretutto, da ben 10 anni, Mons. Cheli era Pro-Presidente di questa Commissione. A tal’uopo inviammo una missiva anonima presso gli inquirenti il cui contenuto al momento non intendo rivelare per il segreto investigativo. Principiò un’attività di indagine con alcune intercettazioni telefoniche, di cui tra l’altro era interessata anche la mia utenza. In una di queste intercettazioni una ragazza a me contigua si tradì nel far presente del mio coinvolgimento nel caso Orlandi- Gregori. Faccio presente che non si verificò una susseguente naturale convocazione della mia persona da parte degli inquirenti titolari per chiedermi conto di quanto da loro ascoltato nella registrazione. Solo in quest’anno 2013 ho appreso di questa remota  intercettazione, ben dopo 17 anni. Questo, ritengo, in quanto non potevo essere interrogato, perché avrei raccontato del fatto che all’interno del caso Orlandi vi era un coinvolgimento di pochi membri del Servizio d’Informazione della Sicurezza Democratica (Sisde), cioè la Polizia di Stato, lo stesso organismo che si occupò dell’intercettazione di cui sopra.

Un’ultima considerazione. Se fossi veramente estraneo al caso, non si comprenderebbe come già nel lontano 1996 una persona si sia espressa, pur privatamente, raccontando del mio coinvolgimento, ed in quegli anni non ero certo in contatto con alcuna realtà mediatica per cercare di “apparire” sotto il presunto impulso di protagonismo, come molti mi accusano. E son trascorsi, mi ripeto, ben 17 anni.

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1 Response to Punto 2 (indizi e prove)

  1. Vento Bianco says:

    Un particolare ringraziamento a Marco Fassoni Accetti, (per queste esclusive ed inedite note) che permetteranno di “ascoltare la sua voce” senza interferenze che permetteranno di avere un personale giudizio, attraverso quelli che saranno i nostri probabili commenti, dialoghi o pensieri interiori… (sempre a riferimento degli eventi in cui saremo in grado di porre analisi).

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